Profughi, un album #4

Michail Baryshnikov
Michail Baryshnikov

Questa è la quarta e ultima puntata dell’album “Profughi”

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75 – Con i suoi primi film d’avanguardia ha spalancato lo sguardo cinematografico verso i territori inesplorati del sogno, della visione, dell’oltraggio, del surrealismo. L’avvento della dittatura franchista lo costringe alla fuga verso l’America. Arrivato in Francia trova un nuovo linguaggio per la sua arte graffiante, arrivando ai vertici del cinema di tutti i tempi.
E’ Luis Buñuel.

76 – Aveva 4 anni quando la sua famiglia fuggì dal Paese natale in seguito alla guerra. Dopo aver alloggiato in un campo profughi negli Usa, inizia una brillante carriera che lo porta a diventare docente, scrittore e opinionista del “New York Times”. Il romanzo “Il simpatizzante” racconta proprio del suo Vietnam e della fuga, e vince il Premio Pulitzer. La sua nuova raccolta di racconti è “I rifugiati”.
Si chiama Viet Thanh Nguyen.

77 – E’ una giovane stella nel firmamento della danza classica. Durante una tournée del Bolshoi in Canada, chiede l’asilo politico, diventando successivamente cittadino statunitense. E’ uno dei grandi del balletto mondiale ed è anche diventato una star del cinema.
Il suo nome è Michail Baryshnikov.

78 – Una nutrita famiglia eritrea in fuga dalla devastante guerra del Paese con l’Etiopia. Lui aveva 11 anni e con i genitori e 9 fratelli attraversò l’Africa arrivando da profugo in Italia, dove rimase un anno, e poi negli Usa. Quella fuga da bambino la trasformò in una corsa per la vittoria e nella sua vita: è l’unico atleta ad aver vinto le maratone di New York e di Boston e una medaglia olimpica.
Si chiama Mebrahtom Keflezighi.

79 – E’ stato il più grande violoncellista del 900 e un appassionato sostenitore della libertà. Perseguitato dal regime sovietico, lasciò il Paese. Per il suo impegno per i diritti umani e la democrazia diventò Ambasciatore dell’Unesco. A 62 anni andò davanti al Muro di Berlino mentre veniva demolito, e lì improvvisò uno storico concerto per ricordare le vittime dell’intolleranza.
Era Mstislav Rostropovič.

80 – Pittore austriaco, è stato il grande interprete dell’espressionismo sia nella pittura sia nel teatro. Inserito dai nazisti tra i rappresentanti dell’arte “degenerata”, fu costretto a fuggire prima da Vienna e poi anche da Praga per scampare alla persecuzione.
E’ Oskar Kokoschka.

Erika, Klaus e Thomas Mann
Erika, Klaus e Thomas Mann

81 – E’ stato uno dei rappresentanti della lotta di resistenza del suo popolo contro l’occupazione. Ha fondato il movimento di liberazione Saharawi contro il Marocco, diventando il primo presidente del suo Paese tuttora senza riconoscimento internazionale. Ha vissuto in un campo profughi allestito in Algeria, dove aveva sede il governo in esilio.
Si chiamava Mohamed Abdelaziz.

82 – Un immenso scrittore tedesco preso di mira dai nazisti, e quindi in fuga dal suo Paese, al quale pochi anni prima aveva appassionatamente dedicato il Premio Nobel. Un rifugiato in giro per l’Europa fino all’America, in cerca di un posto sicuro. Così come i suoi due figli: anch’essi scrittori, anch’essi profughi.
Sono Thomas Mann, Erika Mann e Klaus Mann.

83 – E’ il più grande compositore spagnolo del 900, autore tra l’altro di pezzi per chitarra che sono alla base dell’uso classico di questo strumento, e di celebri balletti. A 60 anni fu costretto a fuggire dal suo Paese dopo la vittoria franchista nella guerra civile. Per gli ultimi anni della sua vita trovò rifugio in Argentina.
E’ Manuel de Falla.

84 – E’ stato uno dei più grandi poeti polacchi. Spirito libero, critico del realismo socialista e avversato dal regime, chiese asilo politico in Francia, per poi trasferirsi negli Usa. Ritirando il Premio Nobel per la letteratura disse: “Un santo patrono di tutti i poeti in esilio, che visita le loro città e province solo nel ricordo, è sempre Dante. Ma come è aumentato il numero di Firenze!”.
Si chiamava Czeslaw Milosz.

85 – Anja Rosenstein è una giovane rivoluzionaria. Per le sue idee e le minacce della polizia è continuamente in fuga: dalla sua Russia, dalla Francia, dalla Svizzera, dall’Italia… Nel nostro Paese non solo dà impulso all’ostetricia, scoprendo le origini delle morti post partum, ma è tra i fondatori del Partito Socialista, lottando per i diritti dei lavoratori e delle donne.
E’ Anna Kuliscioff.

86 – Il volto di László Löwenstein è uno di quelli che buca lo schermo, e la sua recitazione segna in modo impressionante i suoi film, come il capolavoro “M”. Ma all’avvento del nazismo e delle leggi razziali deve scappare dalla Germania, portando a Hollywood la sua incredibile espressività in personaggi inquietanti, non senza intelligente ironia.
Il nome con cui è noto è Peter Lorre.

Anna Kuliscioff
Anna Kuliscioff

87 – La Rivoluzione Russa costringe la famiglia alla fuga. Lui non ha ancora 20 anni. Prima l’Inghilterra, poi gli Usa, dove prende la cittadinanza. Autore di numerosi romanzi, sempre in sospeso tra le radici orientali e i nuovi orizzonti anglosassoni, ha ricevuto un successo travolgente con il conturbante “Lolita”.
E’ Vladimir Nabokov.

88 – Non aveva ancora 30 anni quando fu costretto, povero e denutrito, a fuggire dalla sua Liberia insanguinata dalla guerra civile. Arrivato negli Usa come rifugiato, si è impegnato per anni nel sociale per la protezione dell’infanzia. L’anno scorso ha partecipato alle elezioni nella capitale del Montana, uno degli Stati con la minor percentuale di popolazione nera. E ha vinto. Diventando il primo sindaco nero nella storia del Montana.
Si chiama Wilmot Collins.

89 – Un poeta dentro le intime pieghe dell’anima. Pressato dal Kgb, dalla reclusione coatta nei manicomi, accusato di “parassitismo sociale”, è costretto a scappare all’estero, diventando cittadino del mondo: “gradualmente accade qualcosa di singolare: tu provi la gravità, ma la gravità verso casa si indebolisce e si intensifica la gravità verso l’esterno, nell’aperto cosmo”.
E’ Iosif Brodskij, Premio Nobel per la letteratura.

90 – A poco più di vent’anni è un’ardente surrealista antifascista, ma dopo l’arresto del suo compagno Max Ernst e dopo l’invasione nazista della Francia, è costretta a scappare. La fuga in Spagna, l’esperienza psichiatrica, e infine l’ultima fuga in Messico, dove finalmente può dedicarsi alla pittura e alla scrittura.
Il suo nome è Leonora Carrington.

91 – Ali Ahmad Saʿid Isbir è uno dei grandi innovatori della poesia araba. Dopo essere stato in prigione per il suo attivismo laico e socialista, fugge dalla Siria in Libano, dove è al centro di un ambiente intellettuale moderno e cosmopolita. Poi, con lo scoppio della guerra civile, è costretto a fuggire anche da lì in Francia. Tra i tanti premi internazionali, ha ricevuto in Italia il prestigioso Nonino.
Il nome con cui è noto è Adonis.

92 – Con i suoi studi ha rivoluzionato il nostro approccio alla lingua e alla comunicazione. Il suo formalismo e strutturalismo è alla base della linguistica moderna e della semiologia. Da russo ebreo a Praga, quando i nazisti invasero il Paese, dovette scappare in Norvegia, e poi una seconda volta quando arrivarono fino a lì, diventando un rifugiato in Svezia e poi negli Usa.
Si chiama Roman Jakobson.

Leonora Carrington
Leonora Carrington

93 – Un destino comune a tanti intellettuali di origini ebraiche: la fuga dal proprio Paese in seguito all’avanzata dei nazisti. Così succede anche a questo scrittore, il cui primo romanzo fu messo al bando in Germania. Le sue pagine alternano la confessione personale e una spietata analisi delle relazioni personali e del rapporto tra massa e potere. E’ stato insignito del Premio Nobel per la letteratura.
Il suo nome è Elias Canetti.

94 – Una donna tutsi nel ciclone del genocidio che le uccide marito e figli. Lei riesce a fuggire, ad arrivare in Europa, a testimoniare di fronte al mondo l’orrore del Rwanda. Scrittrice e attivista, ha vinto prestigiosi premi per il suo impegno civile e per la pace. I suoi libri: “La morte non mi ha voluta” e “Le ferite del silenzio”.
Si chiama Yolande Mukagasana.

95 – Aveva 7 anni quando la sua numerosa famiglia dovette scappare dalla guerra che aveva devastato la cittadina messicana in cui era nato per rifugiarsi negli Usa. Dove coltivò il ballo, diventando uno dei coreografi più importanti del secolo. Perfezionando una tecnica che è alla base della danza modern e contemporanea e che porta il suo cognome.
Si chiama José Limón.

96 – La sua lunga fuga iniziò dalla Polonia minacciata dall’antisemitismo, poco prima dell’invasione nazista, e terminò negli Usa, dove ottenne la cittadinanza. Impregnato di cultura yiddish, mantenne nella scrittura quella lingua come ultimo legame con le proprie radici. E’ stato insignito del Premio Nobel per la letteratura.
Si chiamava Isaac B. Singer.

97 – Un filosofo capace di leggere i meccanismi dei processi economici e le stratificazioni delle classi sociali e di delineare i processi politici rivoluzionari per il progresso umano. Inseguendo moti e inquietudini in Europa, è costretto a fuggire due volte dalla Francia, e la seconda per sempre, in un esilio londinese fino alla morte. Diventando una delle figure più amate e odiate della storia.
Si chiamava Karl Marx.

Yolande Mukagasana
Yolande Mukagasana

98 – Giovane e già capace di condizionare la musica del suo tempo con le sue prime composizioni. Poi, la guerra e la rivoluzione lo costringono a fuggire dalla sua Russia, riparando in Svizzera nell’indigenza. Ma il suo genio non tardò a imporsi nuovamente. Arrivato negli Usa, allo scoppio della seconda guerra mondiale preferì rifugiarsi nel nuovo continente, prendendo lì la cittadinanza.
E’ Igor Stravinskij.

99 – La diplomazia non si addiceva a François-Marie Arouet: i suoi scritti sempre sferzanti nei confronti del potere e dei potenti gli causarono non pochi guai, e all’ennesima minaccia di arresto fu costretto a fuggire in Inghilterra. E’ stato uno dei padri dell’illuminismo, devoto solo alla Ragione, marcando indelebilmente la cultura occidentale.
Si firmava Voltaire.

100 – Bambine e bambini anonimi, in fuga dalla guerra o dalle persecuzioni, in cerca di un domani. Diventeranno scienziati, artisti, politici, atleti, imprenditori scrittori… O forse niente di tutto questo. Ma diventeranno uomini e donne con una dignità che farà di loro dei grandi, senza bisogno che il loro nome debba entrare nella storia.
Si chiamano Mohammed, Sheneeza, Iruwa, Pavel, Latifa, Kwame

 

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