Prima di gemere sulla mediocrità della critica teatrale italiana, pare giusto lamentare la mediocrità deprimente di tutto il modo italiano attuale di far critica: limitato a un resoconto dei fatti, spesso con un odorino sgradevole di esaltazione pubblicitaria per conto di terzi, o di sfoghi e risentimenti per biliosità proprie; mai, invece, un tentativo d'interpretazione di idee. Lo si vede molto bene, questo, nel taglio e nella condotta delle recensioni giornalistiche, l'unica "forma" coltivata da una "classe" critica autoconfinatasi da decenni nella cronaca escludendo con tutta la propria attrezzatura mentale il tono e il taglio del saggio. (Alberto Arbasino, 1967)
Questo non è un sito di recensioni o di informazione. Mi piace raccogliere qui pensieri piuttosto articolati (e anche impegnativi per quel che riguarda la lunghezza), interpretazione di idee al limite del micro-saggio, a proposito di spettacoli, film, mostre, libri o altro, che mi hanno sollecitato in modo particolare. Non necessariamente perché siano più belli di altri, ma perché mi hanno dato l’occasione di rifletterci in modo (per me) originale. Come se quello che scrivo io fosse il prolungamento inatteso di un’opera che ho avuto occasione di incontrare e a cui restituisco i miei sguardi e le mie parole.
Sono Stefano Casi e mi trovate anche su Facebook, su Twitter, su Instagram e su Academia.
E per chi proprio vuole sapere qualcosa in più di me, ecco un riassunto biografico sulle cose principali, che raccoglie le mie tante – un po’ schizofreniche – identità.
Da giornalista (professionista) ho lavorato a “l’Unità” e “la Repubblica” e ho fondato e diretto la rivista culturale “Società di pensieri” (1992-1996).
Da ricercatore indipendente ho scritto numerosi saggi sul teatro, e alcuni libri come autore (Pasolini, un’idea di teatro, Ed. Sonda, 1990; Andrea Adriatico :riflessi teatri di vita, Ed. Zona, 2001; I teatri di Pasolini, Ed. Ubulibri, 2005, e poi Ed. Cue Press, 2019; 600.000 e altre azioni teatrali per Giuliano Scabia, Ed. ETS, 2012; Per un teatro pop. La lingua di Babilonia Teatri, Ed. Titivillus, 2013; Le tragedie umoristiche di Pasolini e altre eresie, Ed. ETS, 2022) e come curatore (Cupo d’amore. L’omosessualità nell’opera di Pasolini, Ed. Il Cassero, 1987; Teatro in delirio, Ed. Il Cassero, 1989; Desiderio di Pasolini, Ed. Sonda, 1990; Il teatro inopportuno di Copi, Ed. Titivillus, 2008; Non io nei giorni felici. Beckett, Adriatico e il teatro del desiderio, Ed. Titivillus, 2010; Passione e ideologia. Il teatro (è) politico, con Elena Di Gioia, Ed. Editoria & Spettacolo, 2012; Pasolini e il teatro, con Angela Felice e Gerardo Guccini, Ed. Marsilio, 2012; Bernard-Marie Koltès, Lettere, Cue Press, 2022; Bologna 900 e duemila. Teatri di Vita nella città, Pendragon, 2023; L’Agorà di Pasolini: appelli all’Unesco, marginalità dei luoghi, giornalismo, con Gerardo Guccini e Matteo Paoletti, AlmaDL Università di Bologna, 2024).
Da operatore teatrale ho partecipato a vari progetti (come la creazione del festival Loro del Reno, 1989-90, e il comitato tecnico-scientifico del Festival di Santarcangelo, 1992-93), e sono attualmente direttore artistico di Teatri di Vita (in cui lavoro dal 1997).
Da formatore, ho insegnato come docente a contratto all’Università di Bologna e all’Accademia di Belle Arti di Bologna, e attualmente al Master in Imprenditoria dello Spettacolo sempre a Bologna.
Da autore, per Andrea Adriatico ho scritto alcune drammaturgie e alcune sceneggiature (per i film Il vento, di sera, 2004; All’amore assente, 2007; Gli anni amari, 2019; La solitudine è questa, 2023); e inoltre ho curato per il teatro le versioni italiane di Donne. Guerra. Commedia di Thomas Brasch, The Sunset Limited di Cormac McCarthy, La maschia (H to He) di Claire Dowie, evə (God’s New Frock) di Jo Clifford, Sette bambine ebree. Un’opera per Gaza di Caryl Churchill.
Da attivista per i diritti LGBT ho fatto attività nel circolo Il Cassero di Bologna, dove ho tra l’altro fondato e condotto per alcuni anni il Centro di Documentazione “Il Cassero” (oggi intitolato a Flavia Madaschi) dal 1985, fondando e curando anche la collana “Quaderni di critica omosessuale” (10 numeri).
Da attivista per i diritti del popolo palestinese, faccio parte di Assopace Palestina, ho curato il diario di viaggio Ci conducono gli ulivi (pubblicato dall’associazione nel 2014) e sono stato direttore artistico della prima edizione del Nazra Palestine Short Film Festival (2017).