Profughi, un album #2

Marie Terese Mukamitsindo
Marie Terese Mukamitsindo

Questa è la seconda puntata dedicata all’album “Profughi”.

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23 – Guerra civile, massacri, uno dei più efferati genocidi della storia. Lei perde tutto e decide di fuggire dal Rwanda. Arriva in un centro d’accoglienza con 4 figli, fa la badante: tempi duri. Oggi è un’imprenditrice di successo, dà lavoro a oltre 150 persone (quasi tutte italiane) e quest’anno ha vinto il MoneyGram Award come miglior imprenditrice straniera in Italia.
Si chiama Marie Terese Mukamitsindo.

24 – Anche lui aveva sognato che la Primavera di Praga fosse l’inizio di una nuova era di libertà, ma sappiamo come andò a finire. Già scrittore rinomato, fu costretto a rinunciare al posto di docente e a crescenti restrizioni, così dopo alcuni anni si rifugiò in Francia, diventando apolide finché il suo nuovo Paese non gli diede la cittadinanza.
Il suo nome è Milan Kundera.

25 – Nacque e fu subito persecuzione. Così i genitori fuggirono attraverso il deserto. Ritornato e cresciuto, si ricordò di quando era stato profugo da neonato, e disse ai suoi seguaci: “Ero straniero e mi avete accolto. Ogni volta che lo fate a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Il suo nome era Gesù.

26 – 22 anni e una vita di successi come pianista davanti a sé. Ma è gay e le persecuzioni sovietiche degli omosessuali si fanno sempre più oppressive. Fugge a Roma, finendo poi per ottenere asilo e cittadinanza in Olanda. Morirà giovane, ma libero. Lasciando in numerosi dischi il suo talento e la sua passione.
Si chiamava Jurij Aleksandrovič Egorov.

27 – L’ungherese Endre Ernö Friedmann e la tedesca Gerta Pohorylle, in fuga dal nazismo, riparano a Parigi dove a 20 anni si conoscono stabilendo un potente sodalizio di vita e lavoro. Le loro fotografie di lotta politica, con le quali immortalano la lotta per la libertà in Spagna, diventeranno mitiche anche per la straordinaria qualità artistica.
Li conosciamo come Robert Capa e Gerda Taro.

28 – SPECIALE “Mondiale 2018” – I genitori di uno fuggono dall’Angola in preda alla guerra civile, arrivano in Congo, poi in Francia, dove nel 1987 nasce lui. I genitori dell’altro fuggono dalla guerra che devasta la loro città con lui che ha appena 6 anni, rifugiandosi a Zara, profughi nella propria terra. Oggi saranno uno davanti all’altro per contendersi la Coppa Mondiale, e sono già campioni, nello sport e nella vita.
Sono Blaise Matuidi (Francia) e Luka Modric (Croazia).

Pasolini - Vangelo
La fuga di Gesù vista da Pier Paolo Pasolini nel suo “Vangelo secondo Matteo”

29 – Era un grande guerriero, ma gli invasori e i coloni erano troppi e ben decisi a rubare la terra del suo popolo. Nonostante il coraggio e la forza, alla fine dovette fuggire, ottenendo asilo in Canada. Ma l’asilo offerto a lui e alla sua gente non era umano. E decise di tornare a sfidare un destino purtroppo già scritto.
Si chiamava Tatanka Yotanka, cioè Toro Seduto.

30 – A solo 1 anno di vita l’albanese Rita Sahatçiu deve fuggire dal Kosovo con la famiglia, a bordo dell’ultimo aereo prima della chiusura dell’aeroporto e dello scoppio della guerra. A Londra viene anche allontanata dai genitori e messa in un istituto dalle autorità finché non riesce a tornare in famiglia. Tempi duri. Poi il successo come cantante e attrice.
Il suo nome d’arte è Rita Ora.

31 – Entrava e usciva dal carcere. La sua colpa era stare dalla parte dei lavoratori sfruttati. Socialista, poi comunista. Con l’avvento del fascismo arriva la condanna più pesante. Ma riesce a fuggire, rifugiandosi in altri Paesi d’Europa, cercando da lì di proseguire nella sua lotta per la libertà e la giustizia sociale. E’ stato il più celebre sindacalista della storia d’Italia.
Si chiamava Giuseppe Di Vittorio.

32 – Samuel è uno tra i tantissimi austriaci in fuga dal nazismo. Fa in tempo a scappare, non così la madre che finisce i suoi giorni ad Auschwitz. Arrivato in Francia e poi negli Usa, ricomincia a vivere e a lavorare. Mettendo a segno alcuni capolavori del grande cinema hollywoodiano.
Il suo nome è Billy Wilder.

33 – L’avanzata del peronismo obbliga i suoi genitori a fuggire dall’Argentina per rifugiarsi in Uruguay, quando lui ha solo 6 anni. Torna a 16 anni, ma a 22 un nuovo golpe lo costringe a rifugiarsi a Parigi, per sempre. Dove continuerà a raccontare di un mondo “trans”, oltre i confini di tutti i tipi, nel teatro, nel fumetto e nel romanzo.
E’ Raul Damonte Botana, in arte Copi.

34 – Quella di Tomáš Straussler è un’infanzia in fuga. I genitori lo portano via dalla Cecoslovacchia nazista prima dello sterminio, a Singapore. E poi, nuovamente in fuga da lì in India per sfuggire all’invasione giapponese. Fino ad approdare a Londra, a 9 anni. Diventando drammaturgo di fama internazionale, regista cinematografico Leone d’Oro a Venezia, e – per non dimenticare la sua storia – ambasciatore di Amnesty International.
Si chiama Tom Stoppard.

Copi
Copi

35 – Due cantanti perseguitati e imprigionati dal regime dittatoriale, che infine li spinge ad andarsene dal Brasile. A 26 anni sono costretti a espatriare e a rifugiarsi a Londra, dove rimarranno in esilio per alcuni anni. Sono le colonne di una musica sudamericana che unisce il ritmo al sentimento e alle idee.
Sono Gilberto Gil e Caetano Veloso.

36 – E’ stato il musicista riformatore del 900, con invenzioni e composizioni che hanno condizionato la musica a venire. Ma nel 1933, mentre è a Parigi in vacanza, l’avvento del nazismo nella sua Austria lo costringe a cercare asilo. Prima in Gran Bretagna, senza successo, poi negli Usa.
Il suo nome è Arnold Schönberg.

37 – Un monaco buddista in mezzo alla guerra in Vietnam, a battersi con il metodo della resistenza nonviolenta. Poi, mentre è in giro per il mondo per implorare la pace, gli viene impedito il ritorno da entrambi i contendenti, facendo di lui un rifugiato, per moltissimi anni in Francia. Martin Luther King lo ha candidato al Premio Nobel.
Lui è Thich Nhat Hanh.

38 – A 14 anni è costretto a lasciare la sua città, in una delle grandi espulsioni di massa del dopoguerra, e a riparare prima a Brindisi e poi a Venezia. Diventerà uno dei cantautori più raffinati. E lo ricorderà in uno dei suoi brani più struggenti: “Da quella volta non ti ho trovato più / Strada fiorita della gioventù / Come vorrei essere un albero che sa / Dove nasce e dove morirà”.
Si chiamava Sergio Endrigo.

39 – Il padre anarchico, scappato dalla Spagna per sfuggire alla condanna a morte. Lui nato in Cile, con il corpo gettato nella lotta: a fianco di Allende, poi arrestato, torturato. Infine costretto ad andarsene, ottenendo asilo politico dalla Svezia. Ma in nome di giustizia e libertà è rimasto sempre un nomade. E un grande scrittore.
Si chiama Luis Sepúlveda

40 – Ha marcato la storia della musica teatrale come pochi altri. I brani composti per le opere di Brecht sono parte fondamentale del successo di testi come “L’opera da tre soldi”. Poi, la sferzata nazista e la fuga dalla sua Germania, prima a Parigi, poi a Londra e infine negli Usa, legando il suo nome a Broadway e Hollywood.
E’ Kurt Weill.

Gilberto Gil e Caetano Veloso
Gilberto Gil e Caetano Veloso

41 – Una grande attrice che viene dalla terra in cui il teatro è nato. Stella del cinema arrivata a sfiorare l’Oscar. Poi il golpe, la dittatura. Lei, orgogliosamente antifascista, non può rientrare, è costretta a girare per il mondo, facendo della sua condizione la bandiera per il suo popolo oppresso. Fino alla vittoria.
Lei è Melina Mercouri.

42 – I genitori decidono di uscire dalla Russia e riescono ad arrivare negli Usa con difficoltà. Lui ha solo 6 anni. Ricorderà più avanti: “Venivamo dal Paese peggior nemico degli Usa e hanno avuto il coraggio di prenderci come rifugiati”. A 24 anni decide di fondare con l’amico Larry una di quelle tante aziendette internettare con poche prospettive.
Il suo nome è Sergey Brin, e quell’aziendetta è Google.

43 – Non avrebbe mai voluto andarsene dalla sua Ungheria, ma il suo spirito libero e fieramente antinazista, diventato bersaglio dei fascisti, non gli consentiva più di rimanere. E così, ormai compositore di fama, prima che la catastrofe arrivasse, si trasferì malvolentieri negli Usa, dove morì pochi anni dopo in miseria.
Si chiamava Béla Bartók.

44 – E’ stata la voce dell’Africa, di quella profonda e orgogliosa che lotta contro l’ingiustizia. Mentre era in tour negli Usa, il suo passaporto fu ritirato dal regime sudafricano dell’apartheid per impedirle di tornare. Così “Mama Africa” diventò apolide, ottenendo per solidarietà 19 cittadinanze da altrettanti paesi, prima di tornare trionfante 30 anni dopo nel suo Paese finalmente democratico.
Il suo nome è Miriam Makeba.

45 – I suoi versi hanno rivoluzionato la poesia turca e arricchito quella internazionale. Il suo attivismo gli scatenò le ire e la repressione del potere, fino a una lunga prigionia. Poi, la fuga, per sempre lontano dal suo Paese: “arrivederci fratello mare / mi porto un po’ della tua ghiaia / un po’ del tuo sale azzurro / un po’ della tua infinità / e un pochino della tua luce / e della tua infelicità”.
Questo grande poeta è Nazim Hikmet.

46 – Braccato da ragazzino ebreo nella Budapest invasa dai nazisti, poi adolescente in fuga con la famiglia dall’Ungheria normalizzata dai sovietici dopo le illusioni democratiche del ’56. E il rifugio in Italia, dove diventa uno degli intellettuali più acuti dei nostri anni: scrittore, drammaturgo, regista, protagonista della vita culturale. Ci ha lasciato solo pochi mesi fa.
Si chiamava Giorgio Pressburger.

Sergio Endrigo
Sergio Endrigo

47 – Aveva poco più di vent’anni, un talento straordinario – la danza – e un irrefrenabile anticonformismo, pericoloso nell’Unione Sovietica. Durante una tournée in Francia riuscì a fuggire dal controllo pressante della polizia segreta e chiese asilo politico. La sua carriera l’ha consacrato come il più grande ballerino della sua epoca, portandolo direttamente nella leggenda.
Il suo nome è Rudolf Nureyev.

48 – La famiglia doveva ritornare in patria quel giorno, ma la recente invasione russa del suo Afghanistan prometteva solo una guerra di cui nessuno poteva prevedere i terribili sviluppi. Così non tornarono, e lui a 15 anni si ritrovò profugo negli Usa. Diventato medico, ha legato il suo nome a un libro struggente che parla della sua terra lontana: “Il cacciatore di aquiloni”.
Si chiama Khaled Hosseini.

 

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Miriam Makeba
Miriam Makeba

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